Covid 19: gli effetti del DCPM del 22 marzo sui cantieri edili e sulla filiera del legno
5 Aprile 2020
L’emergenza sanitaria provocata dall’espandersi dell’epidemia di Covid 19 ha determinato un lockdown nazionale. L’Italia si ferma dunque e gli italiani sono chiamati ad attenersi alle misure adottate dal governo per contenere il diffondersi del virus. Con il DPCM del 22 marzo 2020, il governo ha disposto la sospensione di tutte le attività nei cantieri fino al prossimo 3 aprile e indicato i codici Ateco delle attività essenziali e di pubblica utilità che possono continuare la produzione anche durante l’emergenza Covid 19. Fermi dunque tutti i lavori che ricadono nella categoria “Costruzioni di edifici” (Ateco 41) che include “lavori generali per la costruzione di edifici di qualsiasi tipo. Sono inclusi i nuovi lavori, le riparazioni, le aggiunte e le alterazioni, l’installazione nei cantieri di edifici prefabbricati e di strutture anche di natura temporanea”.
Nelle scorse settimane, davanti al vertiginoso crescere del numero dei contagiati, lo stesso presidente dell’ANCE (Associazioni Nazionale Costruttori Edili) Gabriele Buia aveva chiesto con una lettera aperta la chiusura dei cantieri edili per proteggere la salute dei lavoratori e non solo. Buia auspica inoltre che il governo garantisca “liquidità alle imprese con una moratoria effettiva e automatica dei debiti nonchè l’ampliamento del raggio di azione della sezione edilizia del Fondo di garanzia Pmi”.
A seguito dell’emanazione del DPCM del 22 marzo 2020, l’AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) ha inoltre diramato una nota per chiarire quali attività della filiera legno-energia devono essere sospese. Il decreto del governo stabilisce che non sono ammesse le attività di fabbricazione di prodotti in legno (Ateco 16) mentre sono concesse le attività di commercio all’ingrosso di combustibili solidi per il riscaldamento e le attività che erogano servizi di pubblica utilità, nonchè servizi essenziali.
Intanto alcune imprese sono scese in campo per offrire il proprio sostegno nella lotta al Coronavirus. Mapei ha donato 750 mila euro alla sanità lombarda, destinando i fondi agli ospedali San Raffaele, Policlinico e Luigi Sacco di Milano. Chimiver si mobilita invece per Bergamo, una delle province lombarde più colpite dall’epidemia e che conta il più alto numero di vittime. L’azienda di Pontida ha donato 30 mila euro in favore dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, l’Ats e l’associazione Diakonia. Negli scorsi giorni, sempre Chimiver insieme alle aziende Vitali Spa, Aprica e Protezione Civile ha contribuito alla sanificazione delle strade delle province di Bergamo e Brescia gratuitamente.
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